RECENSIONE DI Marco Chiani (dal sito Mymovies.it) Meccanico romano con la passione per le gare di rally, Pino sente ad un tratto il bisogno di vestirsi da donna e di prendere gli ormoni. Con il nome di Beatrice continua a vivere più o meno come prima almeno fino all'incontro con Marianna, badante rumena dell'anziana madre, di cui si innamora al primo sguardo. Entrambe vestite da sposa, riescono a far celebrare il loro matrimonio presso il comune di Nemi. Insieme all'affiatatissima coppia, in una casa di campagna, abitano anche la madre di Beatrice e Davide, il figlio di Marianna. | Trailer Fuoristrada |
Storia di realistico e romantico slancio, Fuoristrada non si sofferma sulle difficoltà di integrazione di un transessuale in un paese spesso retrogrado e conformista com'è l'Italia. Né, tanto meno, cerca di sensibilizzare chi dovesse trovare problematica una tale condizione esistenziale. Quella raccontata da Elisa Amoruso nel suo esordio nel lungometraggio di documentario, al contrario, decide di essere la cronaca di un amore come tutti gli altri così come l'affresco privato di una famiglia solo apparentemente non convenzionale. L'unica, ammirevole, estraneità tutto sommato sta negli occhi della regista, nel suo voler seguire un'unione di impetuosa vivezza senza dare sfogo a quel pregiudizio al contrario di dover affiancare per forza una denuncia sociale o una presa di posizione politica. L'essere "fuoristrada" di Beatrice e Marianna, a ben vedere, consiste nella disinvolta scoperta di un bilanciamento dei ruoli che tende verso una rappresentazione quanto mai armonica dell'istituzione famiglia. Pino/Beatrice, pur avendo già una figlia dal suo primo matrimonio, si scopre naturalmente e orgogliosamente padre di Davide, il figlio della donna che ama: per questo lo incita a studiare e ad essere deciso con una ragazza forse troppo bella per lui. La transessualità, alla fine, appare soltanto una variante, quasi irrilevante, nell'economia di una vita vissuta sotto il sole, in cui dà piacere riscontrare un'accettazione fisiologica della diversità: per il gruppo di appassionati di rally, ad esempio, Beatrice è soltanto "Girello", nomignolo che fa riferimento a una sua particolare abilità nel girare la macchina durante il circuito. Come per i clienti dell'officina rimane lo stesso meccanico che era prima di diventare donna. Anche con qualche attacco troppo furbescamente musicato e un po' di sequenze che si spostano di netto dalla generale "presa diretta", scegliendo la ricostruzione (la passeggiata di Davide con la ragazza ai bordi del Tevere), Fuoristrada raggiunge un'armonia specifica, un accordo con lo spettatore su cui senz'altro pesa la personalità della sua protagonista, dotata di una schiettezza tipicamente romana e di un'apertura verso la comunicazione che danno quieta serenità. |